Faib: Petrolifera Adriatica cambia nome ma non metodo. Nuove condanne a risarcire i gestori per centinaia e centinaia di migliaia di euro

Giu 22, 2022

I benzinai Confesercenti: dall’Azienda strategia inspiegabile, rifiutata ogni offerta negoziale

Le molteplici cause avviate da vari gestori Faib della Toscana contro Petrolifera Adriatica, (recentemente divenuta PAD MULTIENERGY S.p.A.), per la mancata applicazione delle condizioni economiche previste dall’ Accordo di colore ESSO del 15 luglio 2014, hanno raggiunto a metà giugno 2022 risultati ragguardevoli, probabilmente non previsti dalla società petrolifera.

Come si ricorderà, l’allora Petrolifera Adriatica aveva acquistato da ESSO circa 100 impianti di distribuzione di carburanti e aveva immediatamente mutato, unilateralmente, e in palese violazione della legge, le condizioni economiche del contratto di fornitura di carburante ESSO, in cui, in base al contratto di acquisto degli impianti era subentrata alla ESSO, unitamente al contratto di comodato dell’impianto. Disapplicando l’Accordo di colore ESSO del 15 luglio 2014, Petrolifera Adriatica puntava a far propri i margini di distribuzione carburante ESSO che la legge assicurava ai neo acquisiti gestori, in aggiunta a quelli propri, derivanti sia dalla gestione ordinaria che da economie di scala ottenibili dalla stessa ESSO, in relazione al mantenimento di tali impianti nella rete distributiva ESSO.

Petrolifera Adriatica, esponente di spicco della rete indipendente, contava, probabilmente, sulla possibilità di una rapida metabolizzazione da parte del sistema della nuova violazione al quadro normativo speciale di settore e sulla insufficiente capacità di reazione diretta da parte delle tre Federazioni firmatarie dell’Accordo del 2014 di pretenderne il rispetto e la vigenza, oltre che sul ridotto numero di gestori che avrebbe fatto valere i propri diritti. Petrolifera Adriatica contava, inoltre, sulla possibilità di concludere con le tre Federazioni un nuovo Accordo, peggiorativo di quello del 2014, sulla base delle condizioni di fatto applicate e, soprattutto, ottenendo una sanatoria per le violazioni poste in essere prima del nuovo Accordo. Ferma a questa impostazione, Petrolifera Adriatica ha sistematicamente rifiutato di aprire il confronto a ipotesi concrete di Accordi economici con la rappresentanza dei gestori, ora invocando la propria condizione di minorità rispetto alle compagnie e alla Esso, ora chiedendo credito in virtù di “fantastici” piani di sviluppo che si basavano sullo sfruttamento dei gestori, ora ponendo condizioni inaccettabili di richieste di sanatorie per il periodo pregresso.

Non aveva previsto la strenua resistenza dei gestori toscani organizzati intorno alla Faib, il netto rifiuto a sottoscrivere Accordi non in linea con i valori economici del settore e che prevedessero sanatorie per le violazioni intanto perpetrate. In questo quadro, il Tribunale di Roma aveva escluso la legittimazione ad agire delle tre Federazioni, riaffermando però il quadro normativo nazionale e l’obbligatorietà alla negoziazione con le Federazioni dei gestori per gli aspetti economici e normativi, e dopo i primi successi conseguiti da alcuni gestori, si era allineato a una decisione della Cassazione e aveva spostato la competenza al Tribunale di Brescia, sede legale di Petrolifera Adriatica, come da richiesta dell’Azienda. Tattica dilatoria, tanto per allungare i tempi.

Nel frattempo, tali vantaggi iniziali avevano consentito a Petrolifera Adriatica, che nell’esercizio 2015 aveva realizzato un modesto utile di 266.170,00 Euro che, nel bilancio 31/12/2016 si era tradotto in perdita per Euro 150.945,00 di ottenere, nel 2017, un utile di esercizio di ben 4.118.837,00. Tale crescita si consolidava nell’esercizio 2018 in Euro 4.377.679,00 con una distribuzione di dividendi ai soci per ben 2.000.000,00 di Euro a valere sull’esercizio 2018. L’utile di esercizio nel 2019 si attestava a Euro 3.377.303,00 al 31/12/2019, per calare a Euro 1.895.483 al 31/12/2020. Se i numeri hanno una logica anche contestuale si registrerebbe una congiunzione di bilancio positiva coincidente con il periodo della mancata applicazione dell’Accordo di colore ESSO del 16 luglio 2014 ai gestori dei nuovi impianti acquisiti da ESSO.

Ad oggi appare evidente che Petrolifera Adriatica non aveva valutato a fondo né la rigorosità delle tre Federazioni (che hanno sempre respinto tutte le proposte peggiorative di Accordo che sostituisse per i gestori degli impianti acquisiti, l’Accordo ESSO del 2014, che non fosse in linea con i valori economici del settore e che sanasse il pregresso inadempimento da parte di Petrolifera Adriatica sino al nuovo Accordo), né la tenacia dei gestori nell’avviare e proseguire, con il sostegno del pool legale di Faib con l’Avv. Paolo Grassi e Michele Guidugli, anche a Brescia, le azioni di recupero delle differenze unilateralmente applicate e subite.

Sia detto per inciso e chiaramente: le Federazioni dei gestori, a cominciare dalla Faib, non amano il ricorso alle vie legali che ufficializza l’insuccesso del confronto negoziale volto alla definizione di un’ Intesa  voluta dal legislatore. Per questo le Associazioni dei gestori hanno ripetutamente provato ad intavolare e sviluppare un negoziato serio e costruttivo finalizzato a concludere un Accordo positivo per le gestioni e per l’Azienda e ad allargare all’area dei fornitori carburanti indipendenti il perimetro della regolarità contrattuale. Purtroppo, senza successo, come dimostra anche l’ultimo tentativo avviato e naufragato poche settimane or sono.

In un contesto di questo genere nessuno, neppure Petrolifera Adriatica, poteva seriamente contare sull’acquiescenza delle Associazioni dei gestori, che a partire da Faib non hanno esitato ad adire le vie legali.

I giudici aditi hanno confermato il quadro normativo vigente e a metà giugno 2022, una decina di gestori hanno già conseguito il successo nei procedimenti ex art. 702 /bis, già aperti e conclusi davanti al Tribunale di Roma che sebbene  impugnati davanti alla Corte d’Appello di Roma, hanno visto respinta l’istanza di sospensiva della sentenza di primo grado e i gestori hanno avviato i procedimenti esecutivi, pignorando i conti bancari di Petrolifera Adriatica, con fondi in parte già assegnati al gestore creditore. Inoltre, sia nei casi di pronunzia di incompetenza da parte del Tribunale di Roma e sia per nuove azioni iniziate ex novo con ulteriori gestori, sono stati riassunti, o  avviati nuovi ricorsi ex art. 702/bis davanti al Tribunale di Brescia,  che,  a metà giugno di quest’anno,  ha   già deciso favorevolmente per un’altra decina di  gestori, assegnando loro  centinaia e centinaia di migliaia di euro di mancati compensi da parte di Petrolifera Adriatica.

A fronte di queste ripetute condanne, Petrolifera Adriatica, disattendendo alle ordinanze, aveva continuato a non applicare ai gestori le condizioni economiche previste dall’Accordo Esso del 2014, inducendo i gestori a procedere in via  ingiuntiva davanti al Tribunale di Brescia  e ottenere provvedimenti già esecutivi, ancorché opposti da  Petrolifera Adriatica, per centinaia di migliaia di euro.

La narrazione dei fatti e le ripetute condanne ci auguriamo possano far riflettere Petrolifera Adriatica, ormai divenuta PAD MULTIENERGY S.p.A., sulla necessità/opportunità di trovare un serio Accordo con le tre Federazioni, e stabilire un punto di nuovo inizio, prima che la situazione deflagri all’intera rete con le ulteriori azioni dei gestori ancora indecisi.

Ciò detto, le porte del negoziato con Petrolifera Adriatica rimangono aperte e sollecitiamo l’Azienda, ancora una volta, ad accelerare il confronto per giungere ad un Accordo equo e profittevole, per i gestori e per la neonata società. Il settore ha bisogno di operatori strutturati, stabilmente nell’area della legalità delineata dalla normativa speciale di settore stabilita e più volte ribadita nel corso degli anni dal legislatore e come unanimemente riconosciuto da tutti i soggetti rappresentativi della filiera petrolifera.

L’obiettivo delle Federazioni dei gestori e della Faib non è quello di promuovere cause ma è quello di avere degli interlocutori che rispettino il quadro normativo di settore e le relazioni industriali come si sono sviluppate a tutela della legalità e della qualità della rete distributiva italiana.

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